TEMPO DI REAZIONE E DIFESA DEL BERSAGLIO

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IL VISTO, IL VISIBILE E L’INVISIBILE

Nella pallavolo, l’attenzione dello spettatore si focalizza naturalmente sui colpi. A partire da là, le interpretazioni delle cause, dei successi e degli insuccessi tendono a restare centrate sul gesto di colpo. Ora, il colpo non è che la parte più spettacolare e la più pregnante di una azione complessa. Essa è l’ultimo anello di una catena di un processo in cui certi anelli sono visibili e altri sono invisibili, ma che comunque rivestono molta importanza.

 

O                                            COLPO ————– OSSERVATO

S

S                                            

E                                             PIAZZAMENTO

R

V

A                                            SPOSTAMENTO

B

I

L                                 POSTURA PREPARATORIA

E

 

————————————————————————————————————————

 

N

O                                MECCANISMI DECISIONALI

N

 

O                                                                  

S                                 MECCANISMI PERCETTIVI

S

E

R

V                                             ATTENZIONE

A

B

I

L                                             VIGILANZA

E

 

Nella pallavolo moderna il tempo di reazione è assolutamente determinante per ogni azione.

Indica quel tempo che passa tra la presentazione di uno stimolo e l’inizio della risposta. Vale a dire il tempo richiesto dalle operazioni di presa d’informazione, di trattamento dell’informazione, di selezione della risposta e di comando motorio.

TEMPO DI REAZIONE E INCERTEZZA

Si distingue il tempo di reazione semplice, quando una risposta unica corrisponde a uno stimolo unico, e il tempo di reazione di scelta, quando ci sono parecchie possibilità di stimolo e di risposte.

Il semplice passaggio da una a due possibilità aumenta in maniera esponenziale il tempo di reazione.

Sono dei decimi di secondo, ma ciò rappresenta, nella pallavolo, parecchi metri di spostamento per un giocatore.

Si comprende allora l’interesse tattico che c’è di creare dell’incertezza per l’avversario (es. vedi articolo precedente: IL SERVIZIO CORTO) e d’altro canto ad organizzarsi per ridurre l’incertezza nel proprio campo.

 

IL TRATTAMENTO DELL’INFORMAZIONE

È stato dimostrato che le capacità d’attenzione e di trattamento in un dato tempo sono limitate.

Così, negli sport con la palla, gli atleti esperti si differenziano dai principianti per le strategie di presa d’informazione visive che risultano più performanti.

Queste strategie fanno parte integrante delle abilità tecniche acquisite dai giocatori, ma sfuggono al semplice spettatore.

Sembra anche che tale esperienza accumulata nel tempo, permetta appunto ai più esperti di guadagnare del tempo preorientandosi verso le alterative più probabili. Nella pallavolo, apprendere a fare è quindi, nello stesso tempo, apprendere a vedere e a scegliere.

Ciò vuol dire imparare a selezionare le informazioni pertinenti, elaborarle nell’ordine adatto per poi agire giustamente e rapidamente.

  

DORMI O COSA?

Lo stato di vigilanza o di veglia influisce sul tempo di reazione.

In uno sport complesso come la pallavolo, se il livello di veglia è basso, il tempo di reazione è troppo lungo.

C’è un livello ottimale, al di là del quale uno stato eccessivo di veglia (eccitazione, stress) disturba i meccanismi di trattamento della informazione e di decisione, danneggiando  quindi la performance.

Inoltre, lo stato di vigilanza non è uno stato stabilizzato permanentemente.

Imparare a giocare a pallavolo è quindi imparare a generare, su fasi di gioco identificate, degli stati di veglia e di disponibilità percettiva e motoria ottimali. Questa è una delle forme del “controllo di sé” che viene sviluppata.

RIFLESSO O AUTOMATISMO

Si sente talvolta dire che un giocatore “ha dei buoni riflessi” perché è rapido.

In realtà, le azioni riflesse sono rare nelle attività sportive. I riflessi sono reazioni semplici, arcaiche, pre-programmate e involontarie a stimoli particolari.

Si possono citare i riflessi di riequilibrio o di protezione. Paradossalmente, la dimensione educativa della formazione nello sport consiste spesso nel sostituire delle risposte riflesse inadatte con azioni apprese più efficaci.

Per esempio, su un pallone rapido o vicino (a muro), gli allievi avranno il riflesso di protezione consistente nel chiudere gli occhi. In seguito, essi li terranno aperti per vedere il pallone. Pertanto nel percorso di formazione, queste risposte  saranno automatizzate attraverso un volume importante di pratica.

L’automatizzazione presenta il doppio vantaggio di:

a) scaricare l’attenzione dal controllo del movimento (il giocatore che ha automatizzato il suo spostamento non “penserà più ai suoi piedi” e resterà disponibile per percepire il suo ambiente);

b) permettere un tempo di risposta più breve.

Tuttavia, al di fuori del servizio che costituisce un compito molto particolare, il giocatore non è mai due volte nelle condizioni d’azione strettamente identiche (variazioni di tempo, di distanze, di piazzamenti dei differenti giocatori, ecc.). L’automatizzazione non può quindi essere la ripetizione di uno stereotipo gestuale, ma la stabilizzazione di un modo d’azione contemporaneamente efficace e adattabile.