L’IMPORTANZA DEL METABOLISMO AEROBICO

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La pallavolo è tradizionalmente considerata uno sport ad alta componente anaerobica, nel quale il ruolo del metabolismo aerobico è ritenuto marginale.
Questa affermazione è da considerarsi vera solo per quanto concerne la prima parte perché è ormai dimostrato che nella pallavolo anche il metabolismo aerobico è fondamentale ai fini della performance.
Le vie di cui l’organismo umano si serve per produrre energia sono:
– i metabolismi anaerobico alattacido e lattacido, i quali producono energia senza utilizzare ossigeno;
– il metabolismo aerobico, che produce energia con utilizzo d’ossigeno.
Il metabolismo anaerobico alattacido, che fornisce energia senza produzione di lattato, utilizza come substrato energetico la fosfocreatina (CP) e consente di svolgere azioni rapide, immediate e ad alta intensità nell’ordine dei 3-12 secondi.
Il metabolismo anaerobico lattacido, che fornisce energia con produzione di lattato, utilizza come substrato energetico gli zuccheri e consente di svolgere azioni ad elevata intensità nell’ordine di 30-90 secondi.
Il metabolismo aerobico utilizza come substrato energetico sia zuccheri sia grassi, e consente di svolgere azioni di media intensità ma per un tempo molto lungo, anche nell’ordine di diverse ore.
Essendo la pallavolo uno sport caratterizzato da azioni ad alta intensità e dalla breve durata, una prima analisi porterebbe a concludere che in questo sport sia fondamentale il metabolismo anaerobico.
In realtà, una più approfondita analisi del gioco, conduce a mettere in discussione quest’affermazione.
La pallavolo è un gioco nel quale azioni di breve durata ma d’altissima intensità sono seguite da periodi di pausa. I giocatori trascorrono più tempo riposando che nelle fasi di gioco attivo. La durata percentuale delle fasi di gioco attivo è del 30% rispetto al tempo totale di gioco e, di conseguenza, gli intervalli rappresentano il 70% del tempo totale.
La durata degli intervalli presenta una distribuzione di valori compresi tra 10 e 40 secondi, mentre la distribuzione della durata delle fasi attive di gioco presenta nei quattro set da 25 punti due picchi, il primo dei quali sotto i 3 secondi e l’altro a 5 secondi, mentre nel quinto set abbiamo un ulteriore picco intorno agli 11 secondi.
Naturalmente ai periodi inattivi vanno aggiunti anche i time out, che vanno così ad aumentare le fasi nelle quali è possibile il recupero fisico.
Alla luce di queste considerazioni si può affermare che la pallavolo sia un’attività aerobica a media intensità e di lunga durata, durante la quale i meccanismi anaerobici sono intermittentemente coinvolti.
Molti autori hanno dimostrato che l’esercizio intermittente ad alta intensità può essere eseguito a lungo senza segni evidenti di affaticamento, e con basse concentrazioni di acido lattico.
Questa situazione sembra essere quella che meglio definisce l’impegno atletico della pallavolo, in quanto i periodi di pausa fra le azioni ad alta intensità durante il gioco variano fra i 10 e 40 secondi.
A dimostrazione del fatto che il metabolismo anaerobico lattacido nel gioco della pallavolo sia meno importante di quanto si reputi, si può addurre il fatto che al termine di una partita il valore di acido lattico dei giocatori risulti mediamente di 3,8 mmol/l: un valore sicuramente non elevato se consideriamo che l’intensità di lavoro alla soglia anaerobica è considerata quella corrispondente a 4 mmol/l.
Il metabolismo aerobico in ambito pallavolistico permette quattro importanti funzioni:
– una più rapida risintesi della fosfocreatina (tale tempo varia fra i 20 e i 40 secondi);
– un minor accumulo di acido lattico;
– un più rapido smaltimento del lattato prodotto;
– un miglior recupero non solo nell’ambito di una partita ma anche tra le partite, fatto questo estremamente importante considerando la sempre maggior durata della stagione agonistica.

E’ quindi soprattutto nel recupero delle energie che il metabolismo aerobico assume grande importanza nella pallavolo.
Non occorre, però, commettere l’errore di associare il metabolismo aerobico al concetto di resistenza.
La resistenza è solo una delle componenti del metabolismo aerobico: infatti, esso può convenzionalmente essere suddiviso in potenza e resistenza aerobica.
La potenza aerobica corrisponde al concetto di soglia anaerobica, e quindi è l’intensità massima d’esercizio che può essere sostenuta senza un significativo incremento della concentrazione di acido lattico.
La resistenza aerobica, a differenza della potenza, considera anche la variabile tempo ed indica quindi la capacità di sostenere un lavoro aerobico nel tempo.
Un atleta può essere dotato di un’ottima potenza aerobica ma avere una scarsa resistenza e viceversa.
Esistono anche atleti che hanno ottimi valori di entrambe le componenti e che si definiscono potenti e resistenti. Il giocatore di pallavolo con un’importante potenza aerobica recupera prima e meglio durante le pause di una partita e, quindi, con il trascorrere dei set, la sua prestazione avrà un declino minore rispetto all’atleta con una minore potenza aerobica.
Inoltre, il pallavolista con buona potenza aerobica ha un rendimento medio annuo, rapportato alle proprie capacità tecnicotattiche, migliore di quello che non presenta questa caratteristica metabolica.
In ambito di preparazione atletica la potenza aerobica offre due grandi vantaggi:
– è scientificamente e accuratamente determinabile con adeguati test in grado di determinare la soglia anaerobica; – è possibile migliorarla attraverso l’allenamento.
E’ quindi importante, unitamente ad altri elementi ed al fine di raggiungere un’ottimale condizione atletica nel pallavolista, impostare un programma d’allenamento che abbia lo scopo di migliorare non solo la potenza anaerobica ma anche quella aerobica.

di Luigi Sesana e Gianni Mazzoni